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Riserva Naturale della Sughereta

La sughera (Quercus suber) è una quercia sempreverde tipica degli ecosistemi costieri del Mediterraneo occidentale, dove costituisce boschi sempreverdi insieme ad altre specie arboree quali il leccio (Quercus ilex) e altre essenze sempreverdi.
Un tempo molto comuni nel paesaggio vegetale costiero e sub-costiero dell’Italia peninsulare, le sugherete sono oggi ridotte a sporadici nuclei di limitate estensioni.
La Sughereta di Pomezia rappresenta un prezioso nucleo di conservazione di un ecosistema naturale a carattere residuale, uno dei rari e localizzati esempi di habitat in cui il Quercus suber è specie arborea dominante, vero e proprio relitto di un paesaggio naturale modellato dall’uomo sin dalla protostoria (migliaia di anni fa).
Questo tipo di bosco rimanda a un’economia che si fondava sulla pastorizia e in cui la sughera garantiva ombra, produzione di ghiande e disponibilità della corteccia suberosa, materiale impermeabile e termoisolante con cui si ricoprivano le capanne e si fabbricavano utensili. Anche dopo lo spopolamento avvenuto nei secoli subito prima del Mille, grande importanza economica è stata attribuita per lungo tempo ai terreni incolti e alla naturale produttività del bosco. La pesca negli stagni, la caccia, la raccolta della legna, quella delle canne negli acquitrini, il pascolo di bovini e ovini nei prati umidi e quello dei suini sotto le querce garantivano, nel loro insieme, entrate superiori a quelle della coltivazione agricola. Sopravvissuta dunque all’agricoltura intensiva, alla progressiva scomparsa della pastorizia e allo sviluppo edilizio, la sughereta ha un’importanza che non è attribuibile solo alla presenza della specie arborea, ma anche al fatto di costituire un biotopo, ossia un’area di limitate dimensioni in cui vivono organismi vegetali e animali che formano comunità diversificate e complesse. La flora selvatica ha una notevole ricchezza (circa 450 specie); oltre alla tipica vegetazione della macchia mediterranea (leccio, corbezzolo, lentisco) e dei boschi mesofili planiziali, che hanno bisogno di condizioni climatiche fresche e umide (cerro, farnetto, pero selvatico e biancospino) si contano alcune specie erbacee molto rare associate ai microambienti umidi, che sono di grande interesse conservazionistico. Lungo i fossi è possibile trovare l’alloro spontaneo (Laurus nobilis), relitto della flora del Terziario, e il raro frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa). Fra gli uccelli, il Torcicollo, il Saltimpalo e la Passera Mattugia sono in pericolo di estinzione o molto vulnerabili e trovano rifugio dai predatori grazie alle sughere più vecchie; gli insetti sono anch’essi rappresentati da numerosissime specie (finora sono state individuate 250 specie solo fra i coleotteri). Gli entomologi sono particolarmente interessati a questo biotopo perché le sughere secolari sono alberi cavi e rappresentano un rifugio per migliaia di insetti saproxilici, cioè specializzati nel vivere nel legno deperente, riciclandolo fino alla formazione dell’humus. La Riserva Regionale della Sughereta di Pomezia è dunque un importantissimo serbatoio di biodiversità e dall’agosto 2016 il Parco regionale dei Castelli Romani ne è l’ente gestore (al momento, per la fruizione, i visitatori hanno a disposizione 4 sentieri cartografati di diverse lunghezze); la tutela di questo bellissimo bosco è il frutto di una tenace volontà dei cittadini di Pomezia, che per molti anni hanno lottato per realizzare questo obiettivo.