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Area Archeologica Antica Lavinium

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Santuario dei XIII Altari
Il grande santuario noto come Santuario dei XIII Altari è una delle testimonianze archeologiche più imponenti dell’antica città di Lavinium. Sorto intorno alla metà del VI secolo a.C., a sud della città, è composto da una fila monumentale di altari, allineati da Nord a Sud e rivolti a oriente, le cui caratteristiche architettoniche, con sagome di tipo laziale e pianta di tradizione greca, sono testimonianza dell’intensità di rapporti commerciali con l’ambiente greco coloniale dell’Italia meridionale. Gli altari furono realizzati in periodi differenti, probabilmente a gruppi di tre o quattro, e ciascuno presenta interessanti peculiarità. Il rituale, documentato a partire dal VI secolo a.C., si effettuava in un primo momento con offerte di vino mediante libagioni; significativo il rinvenimento di una cucina nell’edificio arcaico presso il santuario e di un numero cospicuo di vasi e coppe per mescere il vino. Il culto successivamente si orienta in direzione di una “sanatio”, cioè di un santuario connesso con la sfera della salute, come testimoniano gli ex-voto anatomici e le statue di sacrificanti. La vita del santuario sembra concludersi intorno alla prima metà del III sec. a.C. quando venne con molta probabilità volutamente seppellito. Le ricerche, ancora in corso, non hanno chiarito a quale culto fosse dedicato questo importante luogo sacro, a tale proposito si sono fornite solo alcune ipotesi, tra le quali quella di identificarlo come il santuario federale della Lega Latina.

 

L’Heroon di Enea
Poco distante dal Santuario dei XIII Altari, sorge il cosiddetto Heroon di Enea. Lo storico Dionigi di Alicarnasso, che visitò questi luoghi sul finire del I sec. a.C., ci fornisce questa interessante testimonianza: “dopo la battaglia, non essendo visibile in alcun luogo il corpo di Enea, alcuni ne dedussero che fosse stato trasportato tra gli dei, altri che fosse perito nel fiume, presso il quale avvenne la battaglia. E i Latini gli costruiscono un heroon, fregiato di questa iscrizione del dio padre indigete che guida la corrente del fiume Numico…c’è un tumulo non grande, ed intorno ad esso alberi degni di vista”. (1,64,4). Questo luogo sacro, dedicato al dio padre indigete, in realtà è un monumento funebre, realizzato nel corso del VII secolo a.C., destinato a ospitare la salma di un uomo illustre, alcuni ipotizzano il primo re di Lavinium. Come molte tombe importanti di questo periodo la sepoltura era ricoperta da un tumulo, e all’interno, oltre a un cassone che conteneva il defunto e il suo corredo personale, si situavano un ricco corredo costituito da vasi e oggetti metallici, che richiamano il costume del banchetto sepolcrale, e un carro, probabilmente una biga in legno con rinforzi metallici in ferro e bronzo. Nel VI secolo a.C., certamente avvolta dalla devozione degli abitanti, la tomba fu riaperta e fu compiuta una riconsacrazione. Proprio in questo momento la tomba viene identificata con quella del mitico progenitore Indiges Numicus e subito dopo con l’eroe Enea. All’interno del cassone furono deposti ad espiazione un’anfora vinaria etrusca e una oinochoe di bucchero pesante. Due secoli più tardi, alla fine del IV secolo, il tumulo venne monumentalizzato costruendo a contatto con la primitiva deposizione una cella inaccessibile, chiusa da una porta di tufo a doppio battente, davanti alla quale si apriva uno spazio scoperto destinato alle offerte. È così che Enea, eroe del mito, passa ad essere eroe divinizzato e il mito diventa storia.

 

Contatti
museo.lavinium@comune.pomezia.rm.it
museoarcheologicolavinium@gmail.com
Tel. 06 91984744