Il 25 aprile del 1936 l’agro pontino – romano riceve dal capo del Governo Benito Mussolini un nuovo solco per accogliere le fondamenta di quella che sarà la “quarta città dell’Agro Redento”: Aprilia. Questo è il “primo” compleanno di Aprilia, il secondo è il 29 ottobre 1937, giorno dell’inaugurazione. Per costruire Aprilia l’O.N.C. bandisce un altro concorso, impartendo ai concorrenti le direttive imposto dal modello fondativo: minimizzare gli aspetti urbani in favore di quelli rurali. Vincitore è un gruppo di architetti e ingegneri romani: Petrucci, Tufaroli (architetti) e Paolini e Silenzi (ingegneri). Ancora una volta la città è concepita come un complesso unitario e chiuso, quasi rettangolare, con strade che curvano agli angoli, chiamato ad accogliere i rurali all’interno di un ambiente quasi metafisico, diverso dalla concretezza e gravità della campagna circostante. Sotto questo aspetto, Aprilia infatti rappresenta, rispetto agli altri insediamenti, alcuni dei concetti di base delle Città – metafisica, tipici del Rinascimento italiano, traslati in termini razionalistici. Nei tempi contemporanei, in tutte le città di fondazione, ad eccezione di Sabaudia, questa concezione ideologica è totalmente capovolta e i nuclei delle città sono veri e propri “centri storici”, inglobati e schiacciati non dalla campagna ma da imponenti quartieri, centri commerciali, zone industriali e periferie organizzate.